F.A.Q Parigine - versione 3.0


L'Egitto a Parigi (4 km. ca. fino a rue du Caire, 7 km. ca. l'itinerario completo)

 

Punto di partenza: M° Concorde

 

Iniziamo, naturalmente, dall'obelisco di place de la Concorde! Arrivò a Parigi in piena "egittomania", il 23 dicembre 1833. Undici anni prima, Champollion, grazie alla stele di Rosetta, aveva decifrato i geroglifici e creato legami di fondamentale importanza con l'Egitto. Con la sua intermediazione, infatti, Carlo X aveva richiesto al pascià Mohammed Ali i due obelischi di Luxor, ottenendone uno.

 

La collocazione in place de la Concorde ebbe luogo il 25 ottobre 1836. Erano state suggerite diverse alternative: cour Carrée del Louvre, piazza della Madeleine o del Panthéon... Ma l'idea di partenza fu quella vincente.

 

Le due fontane monumentali (allegorie della navigazione marittima e fluviale), i lampioni e le otto statue simboleggianti altrettante città francesi (Nantes, Bordeaux, Lione, Marsiglia, Brest, Rouen, Lilla e Strasburgo), li dobbiamo a Hittorff.

 

L'obelisco di Luxor non è stato l'unico dono di Mohammed Ali alla Francia. Nel 1827 era giunta a Parigi (oh meraviglia!) una giraffa, che ebbe uno strepitoso successo popolare. Morì nel 1845 al Jardin des Plantes.

 

Entrando nel giardino delle Tuileries, ci si imbatte in una copia del "Nilo" (1692), il cui originale è conservato ai Musei Vaticani.

 

Prendete il viale centrale: in mezzo agli alberi, sulla destra, vedrete una coppia di sfingi, scolpite nel 1799 da François Masson.

 

Proseguite ancora per un po' sul viale centrale, per poi girare a destra in avenue du général Lemonnier, in fondo alla quale troverete un'altra sfinge, giunta a Parigi nel 1855, parte del bottino di guerra del generale Pélissier a Sebastopoli.

 

A questo punto, potete seguire il quai des Tuileries o riprendere il viale centrale. Superato l'arco di trionfo del Carrousel, arriverete davanti alla piramide del Louvre, creazione dell'architetto sino-americano Ieoh Mong Pei (autore della nuova ala della National Gallery di Washington D.C.), che ha suscitato feroci polemiche. Pei ha sempre negato che ci siano analogie fra il suo progetto e le piramidi egizie, a causa del suo utilizzo, della sua trasparenza, del vuoto al suo interno e perché non ha una base. Ciononostante, i Parigini (e il resto del mondo) l'hanno subito giudicata di derivazione egizia.

 

Se avete abbastanza tempo a disposizione, una visita alla trentina di sale della sezione egizia del Louvre è di rigore! E' una collezione di altissimo livello, talmente ricca di capolavori da rendere impossibile, in questa sede, un elenco esaustivo. Mi limiterò a citare le opere più importanti e famose: la grande Sfinge di Tanis, il Libro dei Morti di Homejitef (lungo oltre 20 metri!), le stupefacenti mummie di animali, il pugnale del Gebel el Arak, lo Scriba seduto (forse l'opera-simbolo dell'intera sezione), la statua di Karomana (considerato il più bel bronzo egizio), la galleria funeraria dell'Egitto romano, le sale copte...

 

L'antico Egitto è evocato anche sulla facciata ovest della cour Carrée del Louvre, con una rappresentazione, piuttosto curiosa, della dea Iside. Divinità che, per tre anni (dal 1811 al 1814, allorché Luigi XVIII ordinò il ripristino dello stemma ante-1789), fece addirittura la sua comparsa nello stemma della città di Parigi!

 

Troviamo poi un'altra volta il Nilo, scolpito da Roland, in compagnia del Tevere, di Ercole e di Minerva (non mancano piramide e coccodrillo).

 

Non lasciate il Louvre, senza aver prima dato un'occhiata, al centro della facciata sud, alla piccola sfinge all'estremità sinistra del frontone scolpito nel 1811 da Jacques-Philippe Lesueur. Frontone consacrato a Minerva che ricompensa le Belle Arti e le Scienze.

 

Il palazzo del Louvre, nella seconda metà dell'Ottocento, non smise di accogliere sculture e decorazioni d'ispirazione egizia. Al pianterreno della cour Carrée, facciata ovest, seconda nicchia partendo da destra: Cleopatra (1865) di François Fannière. Non vi sfuggirà la sua solita espressione gelida... Sempre al pianterreno, facciata est, seconda nicchia partendo da sinistra: l'Archeologia (1890-91) di Horace Daillion regge una piccola copia di Akhenaton seduto.

 

Lasciato il Louvre, raggiungete l'omonimo quai, per poi proseguire su quello della Mégisserie fino a place du Châtelet, dove si erge la fontana della Palma, progettata da François-Jean Bralle. Quando venne costruita, fra il 1806 e il 1808, era nota con il nome di Apport-Paris e non aveva né piedistallo né le sfingi che le conosciamo oggi. Era composta soltanto da una colonna con capitelli egizi e da cinque statue di Boizot. La creazione della place du Châtelet attuale, nel 1858, provocò lo spostamento della fontana. Si colse l'occasione per aumentarne la portata idrica, aggiungendo quattro sfingi da cui zampilla l'acqua. Fenomeno sorprendente: animali del deserto e della sete, ecco trasformate delle sfingi in fontana!

 

Agli inizi dell'Ottocento, l'acqua era ancora un bene raro e prezioso a Parigi. Napoleone decise quindi di regolamentarne e migliorarne la distribuzione (gratuita) con un decreto del 2 maggio 1806. Vennero così erette quindici nuove fontane, alcune delle quali d'ispirazione egizia: le fontane del Palazzo delle Belle Arti, dell'Apport-Paris (Châtelet), del Fellah (rue de Sèvres), del Château-d'eau (ora alla Villette, lato porte de Pantin), della Pace e delle Arti (rue Bonaparte).

 

Per raggiungere la prossima tappa occorre fare un bel pezzo di strada. Se non ve la sentite di continuare a piedi, potete prendere il métro a Châtelet fino a Sentier o a Réaumur-Sébastopol.

 

I camminatori indefessi prenderanno invece l'avenue Victoria verso sinistra, per poi svoltare a destra in rue des Bourdonnais, attraversare le Halles, proseguire sulla rue Montorgueil, superare la rue Réaumur e percorrere la rue d'Aboukir, che commemora una vittoria di Napoleone, riportata in Egitto nel luglio 1799... e non le sconfitte dell'agosto 1798 o del marzo 1801!

 

Sarete finalmente giunti al quartiere del Cairo, che comprende anche la rue d'Alexandrie, in onore della città fondata da Alessandro Magno. Il quartiere deve il suo nome alla rue du Caire, in ricordo del trionfale ingresso delle truppe francesi al Cairo il 28 luglio 1798.

 

Al no. 44, c'è un bel palazzo di cinque piani in stile egizio, con al pianterreno colonne papiroformi e al primo piano tre enormi teste di Athor, al di sopra delle quali corre un fregio pseudo-egizio con scene di battaglia. Elementi egizi compaiono anche sul cornicione.

 

Il passage du Caire, ispirato a un bazar orientale, è il più piccolo di Parigi (370 metri) e mescola lo stile dorico con quello egizio. (Fine della prima parte dell'itinerario)

 

Tornate verso la rue Réaumur e seguitela, in direzione est, fino in fondo, dove diventa rue de Bretagne. Svoltate a destra in rue Vieille-du-Temple, seguendo le indicazioni per il Musée Picasso (rue de Thorigny). Il museo ha sede nell'Hôtel Salé (1659), fatto erigere da Aubert de Fontenay, che riscuoteva la tassa sul sale (da ciò, naturalmente, deriva il nome dato alla sua residenza).

 

Come molti hôtels particuliers dell'epoca, il suo ingresso è custodito da una coppia di sfingi, che presentano la particolarità di avere le zampe anteriori una sopra l'altra. I fianchi sono ornati di ghirlande.

 

Vi attende un'altra bella scarpinata per arrivare all'ultima tappa di questa passeggiata nella Parigi egizia.

 

Percorse la rue Payenne, la rue Pavée, la rue de Fourcy, la rue du Figuier, la rue de l'Avé Maria e infine la rue des Loges, al no. 2 del quai des Célestins troverete due sfingi che montano la guardia. Ma l'atteggiamento ieratico tipico delle sfingi egizie è stato in questo caso sostituito da una posa più manierata ed esse volgono il capo verso il visitatore.

 

Fine della passeggiata: M° Sully-Morland

 

 

V. anche tinyurl.com/z4tysl2