F.A.Q Parigine - versione 3.0


"Due settimane a Parigi", di Carla Polastro

 

22 gennaio - 5 febbraio 2006

 

"Reverrons-nous jamais le paradis lointain

Les Halles l'Opéra la Concorde et le Louvre

Ces nuits t'en souvient-il quand la nuit nous recouvre

La nuit qui vient du coeur et n'a pas de matin"

 

Da "La Nuit d'Exil" di Aragon

 

 

Sono state due settimane ricche di emozioni, suscitate sia dall'aspetto più monumentale della città, ma soprattutto da certi angoli nascosti, o per meglio dire in disparte.

 

L'immensità di place de la Concorde inondata di luce, la morbida, soffusa luce di un mattino d'inverno, che fa brillare le dorature delle statue, delle cancellate delle Tuileries, della cupola degli Invalides e la brina di cui è ancora ricoperta l'erba. Il cielo è terso, senza neanche una nuvola, ma all'orizzonte c'è una leggera foschia, che vela la scura silhouette della torre (c'è forse bisogno di specificare di quale torre si tratti?:-)).

 

La continua meraviglia che è Notre-Dame... Nonostante il vento gelido che mi sferza il viso, non posso fare a meno di fermarmi per qualche minuto nello square Jean XXIII, ad ammirare la grazia possente dell'abside. E per l'ennesima volta, non posso fare a meno di pensare che la cattedrale sembra davvero una nave pronta a salpare lungo le forti correnti della Senna, fino alla Manica... Là in alto, i doccioni sono come fantastici uccelli rapaci, scaturiti dall'immaginazione di uno Chagall medievale.

 

La raccolta quiete del Memoriale dei Martiri della Deportazione, una struttura di estrema sobrietà, in pietra chiara, proprio in riva al fiume, è turbata soltanto dalle strida dei gabbiani, che volano bassi sull'acqua dai riflessi metallici e increspata dal vento. Strida che sembrano riecheggiare le innumerevoli voci umane a cui fu imposto il silenzio.

 

E' dolce percorrere, ancora una volta, le tranquille stradine dell'Ile Saint-Louis, fra due ali di eleganti palazzi secenteschi, o sotto gli alberi sui quais, con la Senna come costante compagna.

 

Una sorta di "place des Vosges" senza i portici è il Carré Saint-Louis, cuore dell'omonimo complesso ospedaliero, nel 10ème arr. Nevica e regna una tale pace in questo luogo così armonioso! Cadono fiocchi piccolissimi, simili a zucchero a velo, e i rumori del traffico arrivano molto attutiti, ovattati. Giro lentamente su me stessa, intenta a cogliere ogni minimo dettaglio di questo splendido ensemble architettonico, del tutto inatteso in una zona di Parigi non certo famosa da questo punto di vista. Indirizzo: Hôpital Saint-Louis, 1, av. Claude-Vellefaux, 10e, M° Goncourt, www.chu-stlouis.fr

 

Un secondo nosocomio che conserva al suo interno un notevole "gioiello architettonico" è il più grande di Parigi, La Pitié-Salpêtrière: si tratta della Chapelle Saint-Louis (anche se, viste le sue dimensioni, l'appellativo "cappella" appare decisamente riduttivo). E' un mirabile esempio di barocco francese, fatto erigere da Luigi XIV fra il 1670 e il 1677, ad opera di due dei più grandi architetti dell'epoca, Le Vau e Bruant. Indirizzo: 47, bd de l'Hôpital, 13e, M° Gare d'Austerlitz/Saint-Marcel.

 

La "Farmacia degli Ospedali di Parigi" ha i propri uffici in uno squisito esempio di architettura rinascimentale, l'hôtel de Scipion Sardini, arrivato in Francia al seguito di Caterina de' Medici. E' stato il primo palazzo a essere costruito a Parigi in quello stile, contraddistinto dall'uso combinato di mattoni e pietra. Della struttura originale è rimasta solo un'ala, di grande eleganza, la cui facciata è ancora adorna di medaglioni in basso-rilievo. 13, rue Scipion, 5e, M° Les Gobelins.

 

A pochi passi dal tumulto dei boulevards des Italiens e des Capucines, nel quartiere dell'Opéra Garnier (2e arr., M° Quatre-Septembre/Opéra), c'è una tranquilla, deliziosa piazzetta, place Gaillon. E' allietata dall'omonima fontana, opera di Visconti del 1827, e vi si trovano il famoso ristorante "Drouant", dove si riuniscono i giurati del premio letterario Goncourt, probabilmente il più importante di Francia, e alcuni bei palazzi settecenteschi, in particolar modo quelli ai nn. 3 e 5.

 

Al 119 di rue de Ménilmontant, in uno dei quartieri più multi-etnici della capitale francese, c'è un piccolo square (giardino pubblico), sul quale si affaccia un altro edificio inaspettato, quasi nascosto tra caseggiati del tutto anonimi. Faceva parte dell'"Asile des Petits-Orphelins". Fu progettato, nel più puro stile neo-classico, da Baudoin, nel 1770. 20e, M° Ménilmontant.

 

Le sorprese, a Parigi, non finiscono mai!:-) In un contesto completamente diverso, quello dell'esclusivo quartiere Monceau, nell'8e arr., il cortile del civico no. 9 di rue Murillo (M° Courcelles) custodisce alcuni presunti resti del palazzo delle Tuileries. Residenza reale, venne devastato da un terribile incendio durante la Commune, nel 1871. Ciò che ne restò fu poi demolito nel 1882. Chissà chi portò in rue Murillo alcuni medaglioni, dei capitelli, un busto maschile, scampati in qualche modo alle fiamme.

 

Sempre in quei paraggi, ancora più sorprendente appare, nel bel mezzo di eleganti palazzine neo-rinascimentali e non, una pagoda! Non bastassero le sue forme "esotiche" a farla notare, ci penserebbe il suo bel color rosso!:-) E' la "Maison Loo", dal 1926 specializzata in objets d'art e antichità orientali. 48, rue de Courcelles, 8e, M° Courcelles. Se una sola pagoda non dovesse bastarvi, potete fare un salto nel 7e arr., al cinema e sala da tè "La Pagode", 57 bis, rue de Babylone, M° St-François-Xavier.

 

Per un ulteriore effetto "dépaysant" garantito, basterà varcare il cancello della Villa Beauséjour ("villa" nel senso di strada privata). In questa piccola enclave a due passi dal giardino del Ranelagh (7, bd Beauséjour, 16e, M° La Muette), è stato ricostituito un gruppetto di isbe, provenienti dall'Esposizione Universale del 1867. Solo una era stata veramente costruita in Russia, mentre le altre erano state realizzate in Francia. Autentiche o meno, costituiscono comunque un insieme a dir poco incantevole!

 

Rimanendo sul tema "la Russia a Parigi", nel cortile del no. 91 di rue Lecourbe (15e, M° Volontaires) c'è quella che dev'essere una delle chiese più piccole della città. E' uno chalet in legno, sormontato da due piccole cupole a cipolla (o a bulbo, che dir si voglia), segni inequivocabili che si tratta di una chiesa russo-ortodossa, St-Séraphin-de-Sarov. Al suo interno è rimasto il ceppo dell'albero attorno al quale era stata costruita la chiesa precedente. Questo piccolo edificio, nella sua "bucolica" semplicità, in un contesto ancora una volta del tutto inatteso, suscita una gran tenerezza!

 

Non lontano da rue Lecourbe, nella parallela rue Blomet, al no. 43 si apre l'omonimo square, che ospita il circolo di bocce del 15e arr. Di questi circoli ce ne sono un po' dappertutto e danno a Parigi un'allure molto piemontese!:-) In un posto così, ben al di fuori dei circuiti turistici tradizionali, chi si aspetterebbe di trovare una scultura di Miró, l'"Uccello lunare"? Ma non si trova lì per caso: dove ora c'è lo square Blomet, si ergeva l'atelier dove Miró lavorò durante il suo secondo soggiorno nella Ville Lumière, nel 1921. In ricordo di quei giorni, l'artista catalano ha fatto dono dell'"Oiseau lunaire" alla città.

 

Degli ateliers nel 15ème che sono invece riusciti a sfuggire ai bulldozer sono quelli soprannominati "La Ruche" (alveare), al no. 2 del passage de Dantzig (M° Convention). In origine, quest'edificio era il Padiglione dei Vini dell'Esposizione Universale del 1900. Venne acquistato da Alfred Boucher, scultore molto in voga all'epoca, e rimontato, nel 1902, sulla piana di Vaugirard, in quella che, allora, era l'estrema periferia parigina. Lo scopo di Boucher era quello di ospitare giovani artisti di talento ma squattrinati, da lui chiamati scherzosamente "abeilles" (api). Vi lavorarono molti esponenti di spicco dell'École de Paris, quali Soutine, Léger, Brancusi, Zadkine, Chagall... Modigliani vi veniva spesso a trovare i suoi amici e colleghi. Ancora oggi, La Ruche ospita artisti provenienti da varie parti del mondo ed è visitabile solo su appuntamento.

 

La Parigi industriale è scomparsa già da tempo, ma rimane (sarebbe forse il caso di dire "resiste") qualche "brandello" di attività artigianale, spesso con una forte impronta artistica, quali la "Manufacture Nationale des Gobelins, de Beauvais et de la Savonnerie" (arazzi e tappeti, 42, av. des Gobelins, 13e, M° Les Gobelins, visite guidate il martedì, mercoledì e giovedì, alle 14 e alle 14.45) e l'Atelier Anne Hoguet-Musée de l'Éventail (ventagli fatti a mano, 2, bd de Strasbourg, 10e, M° Strasbourg-St-Denis, dal lunedì al mercoledì, 14-18). Ho trovato affascinante osservare l'antico, paziente lavoro dei tessitori e delle ventagliste, la nascita di qualcosa di bello e prezioso. Laboratori dove la nozione di "tempo" perde ogni connotazione utilitaristica, è come se non avesse più importanza, perché ciò che conta è la perfezione del risultato, sia che si tratti di un tappeto per il Salone degli Ambasciatori del Palazzo dell'Eliseo, o di un ventaglio in madreperla e pizzo, destinato alla bacheca di un collezionista, ad essere esibito a un ballo in maschera o utilizzato dal personaggio di un film in costume.

 

L'emozione più forte che queste due settimane a Parigi mi hanno regalato è stato forse un disegno di Matisse, conservato al Musée Maillol (61, rue de Grenelle, 7e, M° Rue-du-Bac, 11-18, chiuso martedì e festivi). Sono andata a visitarlo non tanto per interesse nei confronti dell'opera di Maillol, quanto nei confronti del palazzo in cui ha sede il museo, un hôtel particulier del Settecento, che è stato magnificamente restaurato. Il palazzo mi è piaciuto moltissimo, ma sono rimasta a dir poco "folgorata" dal suddetto disegno di Matisse, "Visage - 16 mai 1950 - À Paule Martin". E' straordinario come l'artista sia riuscito, con pochi tratti d'inchiostro di china, a creare qualcosa di così espressivo, intenso, indimenticabile...

 

Per concludere, segnalo un giardino pubblico "pas comme les autres", lo "square des Poètes", ad Auteuil, nel 16e arr., nei pressi dello stadio Parc des Princes (M° Porte d'Auteuil). E' stato inaugurato nel 1954 ed è disseminato di piccole targhe che riportano versi di poeti più o meno noti, oltre ad alcuni monumenti, fra i quali un busto di Victor Hugo ad opera di Rodin e uno di Pushkin, donato dalla città di Mosca. Nonostante la vicinanza del Boulevard Périphérique (la tangenziale di Parigi), è un luogo davvero gradevole, con grandi alberi, aiuole ben curate, giochi per i bimbi...

 

P.S. (gennaio 2007): visitando la mostra "Les Parisiens au temps de la Commune", alla Bibliothèque Historique de la Ville de Paris, ho appreso che ciò che si era salvato dall'incendio del palazzo delle Tuileries era stato messo all'asta. Ciò spiega come i resti esposti nel cortile del civico no. 9 di rue Murillo siano giunti fino a noi.

 

 

V. anche "Diari di viaggio"