F.A.Q Parigine - versione 3.0


"Divagazioni sulla città della luce", di Claudio D.

 

Sono stato a Parigi credo quindici volte. La prima nel 1989, l'estate del bicentenario. Da allora, in media, una volta l'anno. Eppure la mia passione per Parigi è sostanzialmente una passione inappagata. La mia conoscenza della città resta assai incompleta. Ci sono delle lacune che per motivi sempre diversi non sono mai riuscito a colmare e un po', vi dirò, me ne vergogno! Ad esempio ci sono alcuni parchi, anche molto noti, in cui non ho mai messo piede. Al momento poi mi sono imposto una personale moratoria dei viaggi... a causa di una situazione personale un po' incasinata. Quindi per un po' non sarò in grado di rimediare. Ma dopo Luglio spero di trovare il tempo per un nuovo viaggio in cui vivere finalmente la città à ma façon.

 

Dovendo citare un luogo parigino su tutti, confesso di aver sempre avuto un'istintiva predilezione per il Quartiere Latino. Diciamo che non mi rendo conto di essere veramente a Parigi finché non esco dal métro a Place St-Michel. Dò un'occhiata alla piazza e penso: cari amici, in quanto a fontane les Italiens vi battono dieci a zero. Ci siete mai stati a Roma? Eppure, però, al tempo stesso... quanto mi piace, qui. Di solito questo accade all'ora di cena. E allora mi chiedo: "Di qua o di là?". Di qua sarebbe verso Rue Saint-André-des-Arts e fino all'Odéon. Di là significa verso St-Séverin e la Huchette. Ora, nell'istante stesso in cui mi pongo questo dilemma così stupido e insignificante tra due notorie trappole per turisti... in quello stesso istante, non chiedetemi perché, sono probabilmente la persona più felice del mondo. In un certo senso il mio amore per Parigi è tutto qui.

 

I miei "pranzo" e "cena" a Parigi sono quasi sempre stati, ça va sans dire, in posti super-economici. Spesso crêperies, una vera passione. Tra tutte ce n'è una che ho veramente a cuore, la Crêperie de Cluny, in rue de la Harpe. Lo so, la zona è sospetta, con tutti quei pessimi ristoranti che aprono e chiudono... ma questo è un posto carino e anche se la qualità della cucina è negli anni un po' peggiorata, che dire... ci sono affezionato. Per il resto brasseries, sandwich greci, McDo's (brutta cosa la povertà!), qualche piccolo self service. Tra i pochi ristoranti di un certo livello in cui sono entrato negli ultimi dieci anni ho un buon ricordo di un ristorante danese all'inizio degli Champs. Certo un po' caro...

 

Per quanto riguarda le zone in cui alloggiare, ho spesso soggiornato nel 13°. In particolare da ragazzo, andando con mio padre, sono spesso stato in un residence della catena Citadines, a una fermata da Place d'Italie. Talvolta la sento descrivere come una zona poco sicura, io non ho mai avuto questa impressione. Altre volte sono capitato nel 17ème, M° Villiers. La zona a nord dell'Etoile mi è sempre piaciuta. Ultimamente mi capita invece di fermarmi a Porte de Versailles, dove nel mese di maggio ho di regola a disposizione per una settimana una multiproprietà. Non è una zona che mi fa impazzire, ma anche lì, ogni dieci ristoranti giapponesi, resiste qualche spicchio di vecchia Parigi (l'insegna di un caffè, qualche cassetta della frutta dimenticata sul marciapiede) che riesce facilmente a riempirmi il cuore.

 

Cavolo, Claudio, chi te l'ha chiesto degli alberghi e delle crêperies? Dovevi fare un discorso generale... Vabbè, mi sono dilungato in dettagli inutili senza spiegare granché delle ragioni della mia attrazione per la città, né della mia francofilia un po' superficiale, dovuta penso al fatto che francese era l'eroe della mia infanzia (Michel Platini) e francesi erano alcuni miti della mia adolescenza (Resnais, Renoir, Truffaut, Godard). Non ho neanche fatto l'elenco dei posti che preferisco! Se non altro vi ho risparmiato di Gene (Kelly , che passeggia con Leslie Caron sul lungosenna in Un americano a Parigi) e Jean (Seberg, che vende l'Herald Tribune sugli Champs-Elysées in A bout de souffle)...